Motomondiale - Dr. Costa "Marco è il campione di tutti"


Ancora scosso emozionato, il Dottor Costa ricorda Marco Simoncelli: "A me resta l'immagine del sogno di un ragazzo che voleva diventare campione. Per essere quel grande ragazzo che era ci voleva una famiglia come la sua"
2011 Costa cardinals - 0
"Non era un addio. Tutte le persone che stavano allo stesso tempo applaudendo e piangendo non facevano altro che vedere il suo sorriso. Simoncelli era uno di loro. Nel giorno del funerale è tornato a casa di tutti, nel loro cuore. Sic con il suo sorriso e i suoi sogni non è preda della morte ma è pane degli Dei, pane impastato dalle sue proprie mani. Chi ieri era lì ha avuto la fortuna di ricevere un pezzo di quel pane". Lo ha detto il Dottor Claudio Costa, responsabile della clinica mobile che segue la Moto Gp, intervenendo a Radio Sportiva l'indomani del funerale di Marco Simoncelli.
Che immagine le resta il giorno dopo i funerali di Marco?: "A me resta l'immagine del sogno di un ragazzo che voleva diventare campione. Un giorno lo sarebbe diventato. Oggi lo è diventato: il campione di tutti i ragazzi che vogliono sognare. Speravo che lo abbracciasse tutta l'Italia, così è stato. Marco dava la sensazione del superare i limiti, lo faceva con una schiettezza che lo rendeva possibile per tutti".
Una grande famiglia quella di Marco Simoncelli: "Per essere quel grande ragazzo che rea ci voleva una famiglia come la sua. Genitori che lo hanno protetto per realizzare il suo sogno. In una casa dove lui ha sempre sentito il calore che realizzava il suo sogno. Ho accarezzato il grembo di sua madre, dicendole, che fortuna hai avuto ad accogliere qui una creatura divina".

Libia e debito Ue, Berlusconi? Non esiste


srkozy merkel box
Neanche un sms. Emarginati anche nell’ultimo atto della guerra in Libia. Nonostante le basi concesse, nonostante le missioni aeree condotte. Erano passate poche ore dalla conferma della morte di Muammar Gheddafi, che la «diplomazia delle videoconferenze» riprende a funzionare. A prendere l’iniziativa è la Casa Bianca. Interlocutori di Barack Obama sono il presidente francese Nicolas Sarkozy e il primo ministro britannico David Cameron. L’Italia non c’è. Neanche un sms. Esclusione umiliante, Tanto più che non riguarda solo la Libia. Nella stessa giornata - l’altro ieri - poco della fine del Colonnello, Obama tiene un’altra videoconferenza. Stavolta il tema, non meno scottante, riguarda gli sviluppi della crisi del debito europea. A discuterne, stavolta, sono in quattro: i «tre della Libia» - Obama, Sarkozy e Cameron - e la cancelliera tedesca Angela Merkel (a comunicarlo è la Casa Bianca). Neanche in questa occasione, Silvio Berlusconi viene interpellato. Semplicemente, non esiste.

Trattativa in notturna Il caos libico si estende a Bruxelles. La riunione degli ambasciatori del Consiglio Atlantico si protrae oltre il previsto. Alla fine, dopo ore ed ore, finalmente l’annuncio di Rasmussen: «La Nato metterà fine alla missione in Libia il 31 ottobre». In realtà, cominciata poco prima delle 17, al quartier generale della Nato a Bruxelles sembrava quasi impossibile trovare la quadra. Una conferenza stampa del segretario generale era stata annunciata per le 18, poi è stata rinviata. L’impressione, suffragata da diverse fonti anonime e dalle dichiarazioni ufficiali dei giorni scorsi, è che non ci sia ancora una linea condivisa sul futuro in Libia. È stato lo stesso ammiraglio James Stavridis, comandante supremo della Nato per l’Europa, a proporre la fine della missione con un post su Facebook. Linea condivisa dal presidente francese Nicolas Sarkozy, che da Parigi ha ribadito la posizione della Francia, contraria a un proseguimento delle operazioni militari alleate: «La missione sta chiaramente arrivando alla fine».

Londra frena Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, da Londra ha invece affermato che la morte di Gheddafi «avvicina molto» la fine delle operazioni aggiungendo però di pensare che «noi vorremo essere sicuri che non ci siano ancora sacche di forze filo-Gheddafi ancora in grado di minacciare la popolazione civile». Comunque vada, la chiusura delle operazioni militari, sarà con tutta probabilità graduale. L’Alleanza dovrà verificare se vi siano le condizioni di sicurezza per i civili e se le nuove autorità libiche siano in grado di mantenere il controllo e la pace nel Paese. Anche Rasmussenn, nel pomeriggio, aveva sostenuto che il momento di dichiarare concluse le operazione «è molto più vicino. Concluderemo la missione coordinandoci con l’Onu e il Cnt». E sulla stessa linea si è espresso anche il presidente americano Barack Obama. «Tutto lascia immaginare che l’operazione non durerà ancora per molto», hanno confermato fonti diplomatiche a Bruxelles. Certo, osservano le stesse fonti, la morte del Colonnello non era l’obiettivo della missione, avviata in base alle risoluzioni approvate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu per proteggere la popolazione civile. Ma in ogni caso «dovrebbe essere al massimo una questione di giorni. La decisione sullo stop alle azioni dovrà comunque essere presa dal Consiglio Atlantico». A Bruxelles si discute nella notte per trovare un punto d’incontro tra Londra e Parigi. L’operazione della Nato in Libia aveva preso il via il 31 marzo scorso. Fino a oggi gli aerei delle forze dell’Alleanza hanno compiuto oltre 26 mila missioni, di cui 9.618 considerate d’attacco, cioè contro obiettivi specifici. Il 21 settembre la durata della missione era stata prolungata di tre mesi.

Berlusconi lunedì in tribunale Assisterà all'interrogatorio di Mills


Il premier è imputato per corruzione in atti giudiziari. Il legale inglese sarà in videoconferenza da Londra

Gli avvocati del premier, Niccolò Ghedini e  Piero Longo (Fotogramma)
Gli avvocati del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo (Fotogramma)
MILANO - Lunedì Silvio Berlusconi assisterà in aula a Milano all'interrogatorio, in videoconferenza da Londra, dell'avvocato inglese David Mills. Lo hanno fatto sapere i legali del premier, impegnati sabato nell'udienza sul caso Ruby. Nel processo Mills, il Cavaliere è accusato di corruzione in atti giudiziari per aver "comprato" con 600mila dollari testimonianze a lui favorevoli da parte del legale inglese nei due processi All Iberian e per tangenti alla guardia di finanza.
TESTE O IMPUTATO? - Lunedì, prima che David Mills inizi a deporre in videconferenza da Londra, i giudici della decima sezione penale dovranno decidere se sentirlo investe di testimone semplice o come teste-imputato di reato connesso. La sentenza che ha decreto la prescrizione per Mills, nei precedenti giudizi condannato a 4 anni e mezzo di reclusione, è da tempo definitiva. Se si considerasse solo questo aspetto Mills dovrebbe deporre come teste. Ma il legale d'affari britannico che inventò il sistema off-shore utilizzato anche da Fininvest è ancora coinvolto in due vicende giudiziarie: nel processo sui diritti tv di Mediaset Mills è imputato di riciclaggio; poi è indagato per falsa testimonianza in un'indagine della procura di Milano in relazione alla sua deposizione a Londra nel processo Sme. I giudici dovranno decidere se si tratta formalmente di fatti connessi con il procedimento a carico del premier che lunedì come hanno anticipato i suoi legali parteciperà all'udienza. Per farlo i giudici daranno prima la parola alle parti, poi si ritireranno in camera di consiglio per emettere l'apposita ordinanza. La deposizione di Mills da Londra quindi inizierà presumibilmente a metà mattinata.
CASO RUBY - Quanto al caso Ruby, processo in cui il premier deve rispondere di concussione e prostituzione minorile, i giudici milanesi decideranno il prossimo 23 novembre sulle richiesta di prova avanzate da accusa e difesa. Sabato gli avvocati Ghedini e Longo hanno depositato alcune memorie e pareri pro-veritate con i quali ritengo irrilevanti o chiedono di non ammettere alcune prove chieste dalla Procura inerenti alle liste dei testi, alle intercettazioni e conversazioni di cui era stata chiesta la trascrizione. L'udienza, nella quale Berlusconi non ha fatto valere il legittimo impedimento, è durata pochissimi minuti. I giudici hanno anche fissato un calendario di massima di udienze fino al maggio del 2012 al processo. Dopo quella del 23 novembre si tornerà in aula altre venti volte.

"Rifiutò troppo a lungo di farsi operare"


Steve Jobs rifiutò l'operazione, a breve una biografia con contenuti esclusivi



Steve Jobs (Getty Images)

I negozi di libri, dal giorno immediatamente successivo la sua morte, sono già pieni di opere che raccontano la vita di Steve Jobs, il fondatore di Apple. Ora però ne esce uno a cui collaborò lui stesso.

LA MORTE DI STEVE JOBS - Il geniale fondatore di Apple, l'uomo che ha ideato il personal computer e poi l'iPod, l'iPhone e l'iPad muore il 5 ottobre 2011 dopo lunga malattia. Non c'è da stupirsi se il giorno dopo la morte sugli scaffali delle librerie apparivano già i primi volumi che ne raccontavano la vita. In America esce però adesso una nuova biografia, intitolata semplicemente con nome e cognome di Steve Jobs, a cura dello scrittore Walter Isaacson, che si annuncia più interessante di quanto visto fino a oggi. Steve Jobs ha infatti rilasciato una dozzina di interviste esclusive con l'autore.

Gli Indignati: perché amano Steve Jobs e contestano Bankitalia? 

L'OPERAZIONE CHIRURGICA - Steve Jobs rifiutò per molti mesi di farsi operare per il suo tumore. Il problema per non era semplicemente che fosse un convinto sostenitore dei metodi di cura naturali e un oppositore della medicina tradizionale. No: Steve Jobs non voleva che qualcuno, neppure un chirurgo, gli mettesse le mani dentro al suo corpo perché si sarebbe sentito "violato". Dopo, fu troppo tardi, anche se lui, come dice il libro, mentiva ai suoi collaboratori dicendo di essere guaritoe fuori pericolo.

Cancro al pancreas: ecco cosa ha ucciso Steve Jobs

LA GUERRA DI ANDROID - Nel 2010 Google presenta al pubblico un nuovo tipo di smartphone, quello che utilizza il software Android. Quando Steve Jobs ne viene al corrente, dà fuori di matto: lo considera un autentico furto del suo iPhone. Decide di aprire una guerra legale con Google nella quale si dichiara disposto a spendere ogni singolo centesimo dei 40 miliardi di dollari che Apple ha accumulato in banca. La definisce una "guerra termonucleare" che vuole combattere a ogni costo.

Serie A - Stadio Juventus, aperta un'inchiesta


Perquisizioni sono in corso in Piemonte, Veneto e Friuli nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Torino sulla costruzione dello stadio della Juventus nel capoluogo piemontese. Nella vicenda la società bianconera risulta parte lesa. FOTO AP/LAPRESSE
A general view of Juventus' new stadium on the occasion of the inauguration ceremony where the Juventus soccer team is scheduled to play a friendly match against Notts County in Turin, Italy, Thursday, Sept. 8, 2011. ( - 0
La Procura della Repubblica di Torino ha avviato un’inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio della Juventus. Su mandato della stessa Procura della Repubblica, la Polizia giudiziaria ha avviato perquisizioni in Piemonte, Veneto e Friuli.
In mattinata la polizia giudiziaria si è recata anche nella sede della società bianconera per acquisire documentazione in realazione alla costruzione del nuovo stadio. Nella vicenda la società di corso Galileo Ferraris compare come parte lesa.
PERICOLO CROLLO COLPOSO – La principale ipotesi di reato, per ora solo teorica, formulata dalla Procura di Torino è pericolo di crollo colposo. Tre le persone indagate: il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Torino Giovanni Quirico, e due ingegneri Francesco Ossola e Paolo Erbetta. Il primo, secondo secondo quanto si è appreso, è chiamato in causa come collaudatore, i secondi come direttori dei lavori.
L'INGEGNERE "INTERROGATEMI SUBITO" - L'ingegner Giambattista Quirico, il dirigente del Comune di Torino indagato nel procedimento sul nuovo stadio della Juventus, ha subito annunciato attraverso i suoi legali che "chiederà di essere immediatamente interrogato dalla magistratura per rispondere a tutte le domande che i pm volessero porgli al fine di offrire tutti i chiarimenti del caso e dimostrare in modo irrefutabile, con solidi elementi fattuali, la legittimità e la correttezza della sua condotta quale collaudatore dello Juventus Stadium".
NESSUN PERICOLO, SABATO SI GIOCA – La Juventus ha voluto ribadire in una nota l'agibilità dello stadio. La società bianconera "prende atto della comunicazione del sindaco Piero Fassino e conferma di essere informata di un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Torino nella quale è parte lesa. La Juventus ribadisce la propria certezza sull'assoluta sicurezza strutturale dello stadio, ne ha fornito documentazione, ed è fiduciosa che tale circostanza emergerà anche dall'inchiesta della magistratura. Nel confermare il regolare svolgimento delle partite programmate, Juventus Football Club ringrazia il Prefetto e il Sindaco per l'efficace e tempestiva collaborazione odierna".
LE IMMAGINI DELLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO STADIO DELLA JUVENTUS STADIUM, L'8 SETTEMBRE 2011 !!
Eurosport

Stress da lavoro: come combatterlo


Solo su Yahoo! "LiberaMente", la rubrica di psicologia che ogni settimana, con l'aiuto diesperti, ci aiuta a far luce su tematiche di attualità e interesse generale.
La settimana scorsa abbiamo chiesto ad unopsicologo quale fosse la strategia migliore per smettere di fumareQuesta settimana parliamo di stress da lavoro: come riconoscerlo e come prevenirlo o curarlo.
Insonnia, risvegli notturni, nausea, irritabilità, tachicardia. Eccoli i sintomi più comuni dellostress da lavoro, una malattia che colpisce nove milioni di italiani. Stando ai dati rilevati da Onda, l'Osservatorio nazionale salute donna, in collaborazione con il dipartimento di Neuroscienze dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano, le donne ne soffrono almeno il doppio degli uomini, con conseguenti disturbi sull'umore che vanno dall'ansia alle crisi di pianto. Il problema non è comunque solo femminile, e nemmeno italiano: oltre il 60 per cento della popolazione europea, secondo la rivista
European Neuropsychopharmacology, soffre di stress. Tutta colpa della crisi? O c'è dell'altro? Abbiamo chiesto a Paolo Campanini, psicologo del lavoro esperto in materia, di spiegarci meglio come stanno le cose.
"Tecnicamente, noi psicologi diciamo che la sintomatologia da stress è aspecifica. È difficile capire subito, a eccezione di casi conclamati di mobbing, se a stressarci è il lavoro oppure il traffico o, come spesso accade per le madri di famiglia, la difficile conciliazione vita-lavoro. Un buon indicatore per capire se è davvero il lavoro il responsabile del nostro disagio è osservare se anche in vacanza o nei weekend permangono i sintomi da stress lavorativo".
"A breve termine, le alterazioni del sonno: fatica ad addormentarsi, risvegli notturni o addirittura insonnia. Poi le cosiddette patologie psicosomatiche, come le dermatiti. Poi ancora i disturbi gastrointestinali, per esempio nausea, bruciore di stomaco. Infine, tutte quelle alterazioni fisiche che comportano i disturbi d'ansia come la tachicardia e il senso di oppressione toracica".


Che cosa succede se questi sintomi permangono nel tempo?
"Entriamo nella vera e propria patologia da stress: insonnia cronica, ulcera, disturbi cardio-vascolari che nei casi più gravi possono portare all'infarto. Lo stress non va mai sottovalutato".
Come possiamo definire lo stress da lavoro?
"Direi che si manifesta quando esiste una sproporzione tra ciò che si può fare e ciò che ci viene richiesto di fare sul lavoro. Lo stimolo a far meglio è fondamentale, ma se diventa constante o è spinto
all'estremo esaurisce le energie della persona ed è un forte danno per tutti. Le aziende hanno capito che lo stress si paga, anche a livello di costi, perché un dipendente stressato peggiora il clima e la produttività generale. È stato fatto anche un decreto legge (il numero 81) che valuta i rischi dello stress in azienda".
Come si può evitare che la situazione degeneri?
"Il sostegno sociale è il modo migliore per alleviare lo stress".
Sarebbe a dire?
"I colleghi e i familiari della persona sotto stress devono fare la loro parte: se un amico o un collega è stressato sul lavoro, è bene evitare di dare consigli. Meglio porsi in ascolto e fornire un sostegno emotivo. Se il motivo dello stress è il capo, non serve a nulla unirsi al coro dei rimbrotti o degli insulti, fatto che aumenta solo l'ansia e la tensione: bisogna invece ascoltare e far sentire la propria empatia per la situazione. Il primo passo però lo deve fare il diretto interessato".
In che senso?
"Spesso le persone stressate non vogliono 'vedere' il problema e considerano naturali dei fatti anomali. Dormire poco e male, non digerire, avere la nausea, essere perennemente arrabbiati sono derubricati a fattori caratteriali e non considerati sintomi di un vero malessere psicologico. Così è difficile, per un familiare o un amico, intervenire e aiutare".
A quali conseguenze può portare questo atteggiamento?
"È ormai accertato dagli studi che incrementa la percentuale di incappare in una depressione, dunque nelle cure farmacologiche".
Come si può intervenire efficacemente?
"Dopo aver riconosciuto i sintomi, bisogna identificare il motivo dello stress. Dire che è colpa del lavoro non basta: che cosa scatena l'ansia? È il capo-ufficio? Il tipo di organizzazione? La qualità del lavoro? Il rapporto con i colleghi? A quel punto noi psicologi abbiamo identificato due modalità di intervento (le modalità di coping). Una, ed è la migliore, è orientata al problema specifico e agisce per modificare la situazione concreta. L'altra è orientata all'emozione: se non è possibile eliminare il problema (per esempio cambiare lavoro o dipartimento o colleghi o altro), allora bisogna re-interpretare la situazione, modificare il proprio punto di vista, rendere la fonte di stress meno offensiva per noi stessi".
"Generalmente sì. In situazioni più complicate, che rischiano di scivolare nella patologia, è meglio rivolgersi a uno psicologo esperto".

Come sconfiggere la fame nervosa



Fame nervosa, cos’è e come vincerla?


Fame nervosa, cos’è e come vincerla?


Fame (Fotolia)


Il cibo assume spesso valenze differenti da quelle del puro nutrimento, può essere uno status symbol, un elemento di appagamento, una consolazione o anche una vera e propria dipendenza. Da tempo infatti il comportamento compulsivo nei confronti del cibo è conosciuto e studiato.
Mangiare in modo smodato e senza controllo spesso modifica il rapporto che si ha con il cibo, quello che viene definito emotional eating’ indica una serie di comportamenti che non sono legati strettamente al bisogno di sfamarsiIl cibo diventa una dipendenza psicologica, un modo istintivo e incontrollabile di nutrirsi.
Come affrontare il problema? 
Importante capire che la fame compulsiva è un problema che può essere affrontato e superato modificando alcuni comportamenti e atteggiamenti quotidiani.
1 – Tenere un diario alimentare
Un comportamento molto utile a livello psicologico è quello di tenere un diario alimentare dettagliato, un’agenda su cui annotare tutto quello che si mangia quando si viene colti da una fame improvvisa e quali siano i pensieri che scatenano la fame nervosa. Se si cede a qualche momento di debolezza non bisogna rassegnarsi, niente alibi quindi, le giustificazioni sono controproducenti e portano a ripetere gli stessi errori nel tempo.
2 – La giusta attività fisica
Le attività fisiche troppo intense come la ginnastica aerobica richiedono un forte sforzo muscolare e permettono sì al fisico di sfogarsi ma eccitano troppo il sistema nervoso e non lo aiutano a rilassarsi, meglio scegliere un’attività aerobica a bassa intensità come mezz’ora di camminata per almeno tre volte al giorno oppure esercizi di yoga o thai chi che permettono di tenere sotto controllo l’ansia.
3 – Mangiare nel modo corretto
Per evitare che la fame nervosa sia presente spesso durante la giornata è fondamentale abituarsi ad una alimentazione equilibrata. Un eccessivo appetito durante il pomeriggio è spesso conseguenza di un pranzo troppo frugale e di una colazione inesistente. Una dieta povera di proteine provoca nel fisico un maggiore bisogno di energie e produce un rallentamento del metabolismo che scatena una fame incontrollata, meglio quindi fare pasti regolari ad intervalli di quattro, cinque ore uno dall’altro.
4 – Resistere agli attacchi di fame
Di fronte ad un attacco di fame è bene provare a resistere per almeno 15/20 minuti, durante questo lasso di tempo il fegato comincia a produrre zuccheri che entrano in circolo ed attenuano il senso di appetito. La medicina omeopatica consiglia 10 gocce di Serotonina D6 nel caso la fame sopraggiunga la sera.